Abbiamo varcato una soglia invisibile da un mondo di stabilità a un mondo nel caos. Una nuova era in cui il mondo occidentale, Stati Uniti in testa, comincia a pagare il prezzo di alcuni suoi peccati finanziari:
- Stampare denaro come non ci fosse un domani, anche sulla scia del panico pandemico.
- Tassi di interesse zero,che hanno stimolato prestiti e spese.
- La temeraria assunzione di rischi da parte di milioni di investitori che hanno acquistato e acquistano qualsiasi bene reale in conseguenza dei due punti sopra.
- Crisi energetica senza precedenti di cui non si vede la fine, che alimenta una inflazione già galoppante.
- Una pericolosissima alterazione delle catene di produzione a livello mondiale che mette in serio rischio la globalizzazione.
Senza dimenticare le tensioni geopolitiche che hanno seguito l’invasione Ucraina e il grossissimo punto interrogativo su cosa la Cina farà (o non farà, speriamo) con Taiwan?
Un punto certo è che la fase del denaro a gratis è finita.
Non deve stupire quindi la constatazione del Wall Street Journal che stiamo affrontando il peggior mercato obbligazionario dal 1842! Ciò solleva una domanda molto urgente: se i Buoni del Tesoro USA, tra i titoli più sicuri al mondo, possono scendere così drasticamente, che dire delle azioni? Abbiamo già visto crolli drammatici nelle società tecnologiche ma altri settori hanno più o meno tenuto: verranno giù anche questi?.
Molti analisti ritengono che questa crisi appaia molto più seria delle attese.
Il cambio, abbastanza improvviso, è dovuto all’inflazione, che le generazioni più giovani hanno nella migliore delle ipotesi visto solo sui libri dell’Università.
I nati negli anni ’60 hanno ricordi di inflazione a doppia cifra, come del razionamento energetico (ricordate l’”Austerity”?)
Senza considerare che il metodo di calcolo di oggi “addomestica” abbastanza il livello dell’inflazione.
Non sappiamo quando e in quanto tempo verranno aumentati i tassi di interesse (non penso lo sappiano neanche le Banche Centrali), il problema è che non possono essere aumentati allo stesso livello dell’inflazione, che sarebbe l’unico modo per effettivamente dominarla, pena una recessione economica “biblica”.
Rimane e rimarrà un gap incolmabile.
Questo è il punto cardine:
I tassi reali (vale a dire tassi ufficiali meno inflazione) sono ancora troppo bassi, se non negativi.
Colmare il gap aumentando i tassi ufficiali significherebbe penalizzare l’economia, ma non aumentare a sufficienza i tassi significa inflazione alta e persistente. E anche questo scenario non è favorevole all’economia.
C’erano lunghe code ai distributori di benzina gli anni ’70, il valore dell’oro andò alle stelle mentre gli ultrasicuri titoli di stato americani persero la metà del loro valore.
Abbiamo perso la memoria storica dell’inflazione?
Durante il recente ITForum di Rimini, alla domanda del relatore su chi avesse vissuto il crollo di borsa del 2008, conseguì l’alzata di mano di solo 3 persone. E la sala era bella piena … Il relatore non ha avuto il coraggio di chiedere chi c’era negli anni ’70!
Il ricambio nel mondo della finanza operativa è molto molto rapido, e così la memoria storica è corta. Nessuno oggi pensa seriamente alle conseguenze devastanti dell’inflazione o di una recessione economica pesante.
Il primo sintomo di tutto questo nasce sempre nelle borse. L’S&P500 ha perso quasi un quarto del proprio valore da inizio anno.
Ora, proviamo a fare le ipotesi possibili.
1)Abbiamo toccato i minimi, ora tutto riprende al rialzo. Non ci crede, penso, nessuno. Magari succede così, proprio perché non ci crede nessuno, in una ottica “contrarian”.
2)Abbiamo toccato dei minimi paragonabili a quelli di gennaio (o marzo) del 2008. C’è una ripresa in corso che potrebbe durare per un po’ (luglio?) e poi deve arrivare una seconda fase ribassista (almeno agosto-settembre?).
E qui le ipotesi diventano due:
- Farà un doppio minimo con quello di giugno, come nel 2008, e poi c’è un autunno in apparente ripresa da ottobre. Finché riesce a tenere il doppio minimo c’è un po’ di respiro e l’autunno favorisce qualche acquisto.
- Sfonda il minimo di giugno tra metà luglio e metà settembre.
In quest’ultimo scenario, l’autunno può ancora essere un momento di pausa dal ribasso. Ma se il ribasso dovesse continuare, comincia ad essere catastrofe. E se non continua subito, la possibilità che continui nel 2023 è molto alta.
Il prossimo appuntamento con la FED è il 26-27 luglio quando sapremo che cosa hanno deciso Powell e i suoi. Se il forte rimbalzo attuale prepara una discesa ulteriore, come è possibile, facciamo una revisione attenta ai freni perché devono funzionare molto bene.
Con tutto questo, non stiamo dicendo di stare alla larga dalle borse, bensì di dosare con attenzione il rischio e seguire i professionisti. E’ il momento di proteggere, di essere conservativi, di accontentarsi, di non esagerare.
Sarà meraviglioso constatare che ci stiamo sbagliando di grosso e che l’ipotesi uno, quella a cui nessuno crede, sarà quella che si verifica …