Fine marzo, qualche giorno fa era ancora febbraio quando venivamo a conoscenza di una epidemia simil-influenzale in Cina. Decine di migliaia di km sembrava una distanza sufficiente per proteggerci.
I mercati azionari erano ai massimi storici (o di periodo per l’Europa), l’economia mondiale in salute con gli USA che non avevano praticamente nessuno disoccupato.
C’era anche tanta neve in montagna.
Poi, all’improvviso, è arrivata l’apocalisse.
Il mondo di oggi si muove a velocità inimmaginabili sino a solo pochi anni fa, chissà che a fine aprile la situazione non sia, ancora una volta, drasticamente cambiata.
In peggio?
Non credo, a differenza di tutte le altre crisi finanziarie della storia, questa volta sappiamo benissimo cosa ha originato la crisi e, parimenti, cosa potrebbe risolverla velocemente.
Le prime 3 settimane di marzo sono state drammatiche per i mercati finanziari e mai si era vista una discesa così profonda e rapida. Gli operatori finanziari, si sa, non gradiscono l’incertezza e, in attesa di capire l’impatto della pandemia sul mondo economico e finanziario hanno deciso di vendere tutto. Tre settimane di tracollo sono state la conseguenza di questo atteggiamento.
Poi sono intervenute le autorità finanziarie con misure altrettanto profonde e la settimana scorsa i mercati hanno rimbalzato.
I rischi esistono, ma dipendono dalla situazione sanitaria che non è più una incertezza, o lo è in maniera limitata. Sappiamo dell’evoluzione della Cina, che è ormai tornata a livelli produttivi pre-virus.
L’Italia, sembra uscire dal momento più difficile, gli altri paesi europei, forse Spagna esclusa, non sembrano avere troppi problemi (e su questa differenza “sanitaria” tra l’Italia e il resto Europa ci sarebbe tanto di dire).
Il grafico sotto ci mostra l’evoluzione del contagio in Italia alla data del 30 marzo. È chiaro il picco raggiunto venerdì 27 marzo, come da previsioni.
Non siamo di fronte ad un mostro alieno, tutt’altro. Il COVID-19 sembra essere molto contagioso, ma relativamente moderato in termini di mortalità, rispetto a virus come l’Ebola e la MERS (sindrome respiratoria mediorientale); tuttavia è una pandemia e deve essere affrontata con urgenza. Il controllo immediato è particolarmente complesso, poiché molte persone contagiate non presentano sintomi o non sono così gravemente malate da poter essere individuate e isolate rapidamente. Paradossalmente sarebbe più semplice controllare un virus più aggressivo, che mina seriamente la salute della maggior parte delle persone (come la MERS o persino la SARS). Per questo appare logico che un virus con queste caratteristiche possa diffondersi a macchia d’olio. Allo stesso tempo il COVID-19 non sembra essere una minaccia mortale per la maggior parte della popolazione.
In ogni caso un virus nuovo che si diffonde velocemente induce il panico e aumenta la volatilità dei prezzi degli investimenti, poiché comporta rischi imprevisti e stiamo cercando di capire se la reazione globale al virus possa causare un evento di credito, valutandone il rischio. Il crollo delle quotazioni petrolifere e gli aerei rimasti a terra avranno ripercussioni sui flussi di cassa e sui bilanci.
In questo momento dobbiamo ricorrere alla immaginazione per pensare come sarà il mondo tra un anno. Verremo messi tutti in quarantena, smetteremo di volare e tutte le nostre riunioni si svolgeranno in videoconferenza? Si tratta di un’eventualità estrema e improbabile, difficile pensare che da domani non si viaggi più, non si vada in vacanza fuori e si rimanga chiusi in casa.
Ci sarà più telelavoro (ottimo) e si investirà di più sulla sanita (meraviglioso). Per il resto non vediamo grandi differenze con il mondo pre-coronavirus. Ci sarà un aumento dei debiti pubblici che, per paesi virtuosi come Germania, Austria e Olanda non comporterà alcun problema. Nel caso dell’Italia invece si, il debito salirà, presumibilmente, al 180% del PIL (mia stima) e sarà difficile gestirlo.
Indipendentemente dall’incerto contesto attuale, credo che il modo corretto di operare consista nell’investire accettando la realtà che tale decisione comporta scelte difficili.
La paura delle perdite è forte e può tradursi in decisioni sbagliate.
La paura del rimpianto futuro è più difficile da gestire.
Di cosa vi pentirete in futuro?
Non voglio entrare, perché non ne ho titolo, nella sfera personale, ma occorre porsi questa domanda relativamente ai propri investimenti. Ho notato spesso che gli investitori si pentono di non aver investito in asset eccellenti in tempi di crisi.
Anche se a breve termine può succedere di tutto, la storia ci insegna che, nel lungo periodo, e se ci focalizziamo su asset eccellenti, che cavalcano l’onda del cambiamento, saremo in grado di ottenere un buon risultato dai nostri investimenti.
Il virus ha messo in discussione la probabilità di un’accelerazione economica moderata, prevista per il primo semestre del 2020. Tuttavia, dato il livello di liquidità globale e la risposta politica, ritengo molto probabile che l’accelerazione economica venga posticipata anziché azzerata.